Dopo l’interruzione forzata a causa della pandemia, torna la terza edizione del reading “Le cose cambiano”: una serata di riflessioni e confronto con tutta la cittadinanza.
Tramite la lettura di brevi estratti di biografie, lettere, poesie e articoli ripercorreremo le storie personali di Christopher Isherwood, Munroe Bergdorf, Mariasilvia Spolato e altri.
La tragica situazione in cui versa oggi il popolo ucraino non è che il risultato di tanti altri episodi di violenza e di guerra che lo hanno colpito nella sua recente storia. Per meglio comprendere e per conoscere appieno la genesi di questa guerra, abbiamo organizzato una rassegna di due film, “DOMBASS” di Sergei Loznitsa e “DIVIDED UKRAINE: WHAT LANGUAGE DO YOU EXPRESS LOVE IN?” di Federico Schiavi e Christine Reinhold.
Quello che sta accadendo in Ucraina sembra essere uscito da un film, ma purtroppo è una crudele realtà. Una realtà a cui gli Ucraini sono abituati da anni, sin da quando la strategia della tensione portata avanti da Putin ha mirato a separare il paese internamente e a ricattarlo più volte, minando la sovranità e la libertà di un intero popolo.
L’imperialismo che la Russia applica ai suoi vicini ricorda molto il modus operandi delle superpotenze durante la Guerra Fredda, ovvero di una politica di sottomissione che tutto cerca tranne che di promuovere la fratellanza dei popoli.
Come Giovani Democratici di Cesena, non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra profonda indignazione per le immagini che sono arrivate da Roma: immagini angoscianti e preoccupanti.
Il diritto di manifestare è sacro. Questo però non può, in alcun modo, consentire la violenza e rigurgiti neofascisti.
L’assalto alla sede della CGIL – a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà – e all’autonomia sindacale ricordano le pagine più buie della nostra storia Nazionale.
Cogliamo e condividiamo pienamente l’appello del nostro segretario Enrico Letta: «È ora di sciogliere Forza Nuova».
Nel 10° anniversario della Strage di Utøya desideriamo ricordare le vittime dell’attentato terroristico compiuto il 22 luglio 2011, da parte di un fanatico fondamentalista cristiano di estrema destra, ai danni della Lega dei Giovani Lavoratori Norvegesi (Arbeidernes Ungdomsfylking – AUF).
In quel tragico giorno morirono in 69 e molti di più furono i feriti. Le vittime di questo massacro erano riunite nell’Isola di Utøya, dove era stato organizzato il campus estivo della giovanile del Partito Laburista Norvegese.
Ieri, insieme a FGS, abbiamo incontrato il Sindaco Enzo Lattuca per presentargli nel dettaglio il progetto.
Inoltre gli abbiamo mostrato i risultati della campagna d’ascolto e del questionario che ha raccolto più 450 risposte.
Il questionario, diffuso tra gli studenti e le studentesse della città, ha permesso loro di esprimere opinioni e suggerimenti che testimoniano il grande interesse per la realizzazione di aule studio nei quartieri della città.
I Giovani Democratici di Cesena, con entusiasmo, aderiscono all’iniziativa promossa dall’ANPI “Strade di Liberazione”, volta ad invitare tutte le cittadine e i tutti cittadini a deporre un fiore sotto le targhe delle vie e delle piazze della propria città dedicate ad antifasciste e antifascisti, a partigiane e partigiani.
Nell’ambito dell’iniziativa “CON.TE.STO”, promossa il 9 marzo dall’Amministrazione Comunale di Cesena, all’interno del progetto “Rete Bibliotecaria Cittadina”, due rappresentanti dei Giovani Democratici di Cesena, hanno proposto di usare gli spazi delle già esistenti delle biblioteche di quartiere, come aule studio.
Con l’obiettivo di garantire alle studentesse e agli studenti cesenati la possibilità di poter studiare in luoghi più vicini ed accessibili alle loro abitazioni o scuole. L’iniziativa è rivolta, in modo particolare, ma non esclusivamente, alle studentesse e agli studenti delle scuole superiori.
È passato un anno dal primo lockdown di tutto il Paese, evento che ha mutato la nostra vita in maniera significativa.
L’Italia è stato il primo paese occidentale e democratico costretto a far fronte all’emergenza causata dal CoVid-19. Al di là delle considerazioni sulle singole decisioni prese, il Governo ha affrontato la Pandemia con coraggio e fermezza.
Per la prima volta dal dopoguerra l’Italia ha ritrovato un senso di collettività e solidarietà. Il costo che abbiamo pagato come singoli e come comunità è stato enorme. Sia in termini di vite umane che in termini economici e di salute psicologica.
La perdita delle proprie certezze ha messo ognuno di noi in uno stato di liquida insicurezza che ha minato la capacità di progettare il nostro futuro.
Tutti gli anni, il giorno della Festa Internazionale delle Donne viene usato come spunto per parlare della condizione della donna in Italia e nel mondo, di come essa sia ancora in molti, troppi, casi svantaggiata rispetto alle controparti maschili: i femminicidi aumentano anche quando i reati violenti in genere diminuiscono, i sempre più numerosi report di molestie e violenze sul posto di lavoro, il gender pay gap non accenna a diminuire, la popolazione trans mtf continua a essere uno dei gruppi con il più alto tasso di mortalità.
Quest’anno a tutto questo si aggiunge un ulteriore livello di difficoltà: la pandemia da Covid 19, che ha esacerbato tutti questi aspetti. Nel 2020 i casi di femminicidio hanno continuato a salire (dati Eures), mentre sembrano diminuiti i reati come stalking, stupri e maltrattamenti (almeno nei primi quattro mesi dell’anno, da maggio hanno cominciato a risalire, in corrispondenza del termine del lockdown nazionale).
Purtroppo, su quest’ultimo dato le fonti sono d’accordo: non è veritiero, in quanto nella maggior parte dei casi il colpevole è il partner, e la situazione di lockdown ha visto tante donne chiuse in casa a subire le violenze senza possibilità di denunciarle. Calano quindi le denunce ma non i contatti con i centri antiviolenza, che sono aumentati in tutt’Italia, a dimostrazione del fatto che la tragedia è tutt’altro che terminata.