Documento Congressuale dei Giovani Democratici di Cesena 2019

INTRODUZIONE

Sono trascorsi undici anni da quando furono fondati i Giovani Democratici. Oggi, nonostante gli acciacchi, sono la più numerosa ed attiva organizzazione giovanile politica d’Italia, tra le prime in Europa.

In questi anni, nel nostro Paese, sono emerse numerose emergenze e diseguaglianze: di natura sociale, economica, ambientale, culturale e tante altre. Il mondo è diventato sempre più piccolo in un lasso di tempo troppo breve. Non siamo riusciti a farci trovare pronti per dare le adeguate risposte alle domande di cambiamento. Tutta la Sinistra in Italia, con a capo il Partito Democratico, non è riuscita a vincere questa sfida così complessa e articolata.

Abbiamo permesso che al nostro posto trionfassero le logiche delle risposte facili. Nella società, purtroppo, sta prevalendo con maggiore insistenza la volontà del tutto e subito, ma ciò non paga mai nulla.

Noi Giovani Democratici crediamo in un’idea diversa di società: più colta, più giusta, più verde, dove ci siano opportunità e diritti e doveri per tutti. Una società con un’identità finalmente ritrovata, dove tutti possano essere liberi di esprimere se stessi e di sentirsi al sicuro.

Per questi motivi noi Giovani Democratici non siamo il Partito Democratico del futuro. Siamo già quello del presente. Perché è assieme al Partito Democratico che, con spirito critico, vogliamo combattere queste battaglie.

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La prima volta non si scorda mai

Si sente dire un po’ ovunque che i giovani non si interessano più di cosa accade loro attorno, di discutere di politica, dei problemi del Paese e confrontare le proprie idee con quelle altrui. Nulla di più falso.
Ai giovani manca la possibilità, non la volontà di un confronto, manca un luogo fisico fatto di persone reali con cui discutere, perché viviamo in un mondo che ci ha abituato a discutere solo con noi stessi interrogandoci non più per mettere in dubbio, ma per confermare ciò che già ritenevamo giusto.
E allora questa è l’occasione giusta per dimostrare che al giovane importa in prima persona del suo futuro, e che basta dargli voce per sentire quante cose ha da dire. Continue reading

Ecco perché amo la politica

Classe Dem 1Titolo originale: “ClasseDem mi ha insegnato perchè amo la politica”
Scritto da: Lorenzo Borga, 12 aprile 2016
Dal blog: “Lo stato solido”

Scrivo questo post a poco più di 24 ore dalla chiusura della prima edizione di ClasseDem. Per chi non lo sapesse, si tratta della scuola nazionale di formazione politica organizzata dal Partito Democratico, 5 weekend di incontri e conferenze a Roma, da febbraio ad aprile. Un’esperienza importante che ha coinvolto 400 ragazzi e ragazze da tutta Italia e che dimostra quanto il mio partito, il Partito Democratico (ebbene sì, sono tesserato da ottobre 2015 da quando lavoro a “Una nuova Scuola per il Trentino“) punti sulla formazione e sulla selezione della classe dirigente. Una delle funzioni fondamentale che la democrazia rappresentativa affida ai partiti, che se ne prendono ancora troppo poco carico.

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I GD per costruire un nuovo PD

L'Unità_logo
Da: “l’Unità”
Scritto da: Andrea Baldini, 14 dicembre 2015
Titolo originale: “La Factory365 per costruire un nuovo Pd”

Poco più di un anno fa ci trovavamo tutti quanti a Roma per la Factory365. Furono due giornate magiche, nelle quali il PD ritrovò quel senso di comunità attorno alla sua organizzazione giovanile. Lì c’era qualcosa di più maturo e consapevole dei nostri scontri interni, qualcosa di più bello e di più appassionante delle polemiche tra gruppi dirigenti. C’era una generazione unita che costruiva qualcosa di nuovo: una nuova idea di partito, inclusiva, originale, collettiva. Oggi, a un anno di distanza, siamo al lavoro per il congresso della nostra organizzazione. Nei mesi di ottobre e novembre abbiamo lavorato a testa bassa per prepararlo e tra qualche giorno lo convocheremo, come abbiamo deciso insieme a Luglio.

Ma cosa è il congresso dei Giovani Democratici? A cosa deve servire? A mio parere dovrà essere qualcosa di più che il cambiamento dei gruppi dirigenti “dei piccoli”. Con il congresso possiamo far vedere al paese che il Partito Democratico del futuro esiste già e si trova nella sua organizzazione giovanile: una straordinaria esperienza della quale andiamo orgogliosi e fieri; una generazione che è protagonista nella vita di questo Partito e che spesso lo dirige già in tanti territori.
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Relazione Congressuale, 17 Gennaio 2015

IV Congresso dei

Giovani Democratici di Cesena

16 gennaio 2015

Care democratiche e cari democratici,

aprendo questo congresso sento la necessità di partire da un’ immagine: poco più di un mese fa a Roma, Factory365. Una grande sala gremita di giovani democratici che in decine di tavoli discutono delle più varie questioni. Ognuno con i propri interessi si mette in gioco, condivide le proprie opinioni e ascolta quelle degli altri. E proprio durante quell’iniziativa un importante segnale è giunto anche dal partito dei “grandi”. Per la prima volta da anni sottosegretari, ministri e dirigenti si sono seduti al tavolo con noi, ci hanno ascoltato e ci hanno esposto il loro pensiero. Per non parlare poi della straordinaria partecipazione del Presidente del Consiglio stesso. Sono ottimi segnali. Ma non basta. In un partito nel quale la discussione sembra ormai ridotta al minimo, i Giovani democratici possono e devono essere un pungolo continuo, trainare talvolta il Partito stesso. Perciò siamo convinti che il nostro Partito debba essere un soggetto politico pieno di contenuti e non un effimero quanto desolato comitato elettorale che si attiva solo per sostenere il candidato di turno. In questi mesi alla guida del Paese il Governo ed il Partito hanno messo in campo tante proposte. Dal Jobs Act al Patto Scuola, dai diritti alle politiche per la crescita, la carne al fuoco è tanta. E noi dobbiamo stimolare la discussione nel Partito a partire dalla giovanile stessa. Siamo forse gli unici che possono farlo. Continue reading

Che fine hanno fatto i giovani in politica?

Da “La Parola”, rivista di cultura politica in Romagna

Scritto da Valeria Gualdi in maggio 2013

Titolo originale: “La partecipazione politica giovanile a Cesena: voci e problemi di una generazione troppo spesso ignorata”

Stasburgo GD ERSe nella tradizione democratico-rappresentativa legittimità e fiducia sono assorbite e unificate attraverso il meccanismo elettorale di cui il voto è l’atto di massima simbolizzazione, qualcosa è oggi decisamente mutato. Che il partito in grado di capitalizzare il maggior numero di consenso sia quello del non-voto è il mantra che le molte voci del dibattito pubblico recitano incessantemente, alimentando la favola della passività civile dilagante.

L’astensione in perenne crescita è certo la novità politica ormai divenuta norma, anche a causa dell’insipienza di una classe politica incapace di far fronte alla sempre più netta (e traumatica) rottura del rapporto tra rappresentati e rappresentanti. Rottura dal volto però ancor più inquietante se si considera la distribuzione anagrafica della disaffezione: è tra le giovani generazioni che si conta infatti la maggior parte di astenuti.

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