Negli ultimi giorni si è sollevato, proprio dal nostro territorio, un dibattito che riguarda la cosiddetta pillola del giorno dopo che una savignanese ha denunciato online (tramite la pagina facebook Obiezione respinta) il fatto che il suo medico di base avesse appeso alla porta un cartello che riportava la seguente frase “Per motivi etico scientifici in questo ambulatorio non vengono prescritte né la pillola del giorno dopo né quella dei cinque giorni dopo”. La ragazza (che ha preferito rimanere anonima, a breve capirete il perché) ha anche denunciato il trattamento, non consono alla situazione, a cui è stata sottoposta dal personale medico dei due ospedali a cui ha fatto riferimento (Santa Colomba di Savignano e Bufalini di Cesena), del Consultorio di Cesena e della farmacia in cui ha infine comprato la pillola. La ragazza ha infatti riportato di essere stata praticamente sgridata da tutti coloro a cui si è rivolta. Gli aspetti maggiormente problematici in questa storia sono due: i motivi scientifici per non prescrivere la pillola del giorno dopo (a base di levonorgestel) e la pillola dei cinque giorni (a base di ulipristal acetato) non esistono e le donne non devono essere colpevolizzate per le scelte che decidono di fare per quel che riguarda la loro salute riproduttiva. Mai.
Nel terminare il post facciamo un po’ di chiarezza sulla legislazione attuale riguardante la pillola del giorno dopo (che è cambiata lo scorso anno e uguale per le due pillole appena menzionate): il Ministero della salute considera la pillola non abortiva (come deve essere, poiché essa non termina una gravidanza ma ferma l’ovulazione, impedendo quindi la fecondazione e l’inizio stesso della futura gravidanza), per tanto deve essere consegnata a qualsiasi paziente che la richieda, e nello specifico per le maggiorenni non è più necessaria la ricetta del medico di base, è sufficiente recarsi in farmacia, dove si spera che il farmacista non faccia la morale.
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